Biografia
Sono nata a Siena nell’ottobre del 1942 in odor di guerra e subito portata a Pentolina (Chiusdino) nella grande tenuta di campagna, della famiglia dei Conti Scroffa, la cui estensione era tale (12 mila ettari e 42 poderi a conto diretto) da confinare con le terre dove sorge l’Abbazia di San Galgano e l’Eremo di Montesiepi, sulla strada che porta a Massa Marittima verso il mare.
Pentolina (SI)
Pentolina è un borgo medievale le cui origini, probabilmente, possono risalire ad epoca etrusca data la forma circolare del paese. Fu acquistato dal mio bisnonno Edoardo Bruno nel 1850 circa che a quel tempo era in giro dalla provincia di Siena a quella di Livorno per scoprire bellezze artistiche. Cominciò il restauro del borgo e dei poderi secondo le regole delle Belle Arti dell’epoca; in seguito delimitò la zona padronale con mura di pietra e nel 1853, da un volume centrale, ne ricavò una grande casa bianca, senza alcun valore artistico, che avrebbe potuto contenere i numerosi membri della famiglia e gli amici che volevano godere della pace e bellezza di quella zona.
Dentro le mura del giardino organizzò tutte le mansioni artigianali necessarie per non dover dipendere da altri dato l’isolamento del luogo. E arriviamo al 1908 quando una delle figlie del nonno Edoardo, Maria Bruno conobbe il conte Ildefonso Scroffa, ferrarese, in visita nella villa di Montegirone, residenza a Firenze del bisnonno. Dopo il matrimonio si trasferirono a Ferrara nel palazzo Scroffa con un grande giardino rinascimentale: nacquero i primi figli, e decisero di trasferirsi a Pentolina. Il nonno era ingegnere agronomo e la nonna continuò a dipingere guidata da alcuni pittori come Signorini e Cannicci che suo padre apprezzava particolarmente. Molti erano i macchiaioli che frequentavano casa Bruno dal momento che Edoardo era divenuto uno dei più grandi collezionisti di quella corrente: i Macchiaioli (vedi Le collezioni svelate di Francesca Dini che definisce Edoardo Bruno un imprenditore innamorato della bellezza).
Sono cresciuta in questa realtà unica e irripetibile: a Pentolina si respirava un’atmosfera di familiarità e non vi erano distinzioni tra padroni e dipendenti, solo molto rispetto e considerazione. Ho imparato anche a interpretare i molti dipinti di tanti macchiaioli (Fattori, Borrani, Cannicci, Signorini, Lega) ed altri pittori minori, perché i quadri, appesi ovunque nella grande casa, erano divenuti come novelle: la nonna Maria ce li illustrava direttamente come fossero libri e così di giorno in giorno imparai a “gustare” la bellezza che tanto amava il bisnonno. Per noi bambini era un meraviglioso gioco!
Numerosi i visitatori che venivano a Pentolina sia per ammirare i quadri sia per la bellezza della natura circostante.
Anche i nostri contadini avevano capito che quella casa era come magica: questa sensazione di attaccamento alla terra e a chi la lavorava non mi ha mai abbandonata. Spaziavo nella tenuta, sola in cerca di fiori, erbe aromatiche, funghi: credo di conoscere anche gli “stradelli” nei boschi di macchia mediterranea.
Alla fine degli studi mi sono scelta un lavoro che più si avvicinava alla mia personalità: marketing internazionale e comunicazione. Ho cominciato a girare il mondo dall’Europa, alle Americhe, all’Asia tutta dal Giappone alla Malesia. Quando cominciavo un viaggio, partivo sempre da Pentolina e al rientro vi tornavo direttamente dall’aeroporto: era come una sanificazione!
Fin da piccola mi sono avvicinata al sociale, spinta dalla mia mamma a quel tempo Dama della Carità di San Vincenzo de’ Paoli. A tutt’oggi faccio parte dei Gruppi di Volontariato Vincenziano.
Sono felice e orgogliosa di essere cresciuta in una famiglia così importante e semplice allo stesso tempo.
Oggi non siamo più proprietari di Pentolina e mi manca moltissimo quella natura rimasta incontaminata che mi faceva sentire libera e risanata nei sentimenti.
Sono carica di anni e di esperienze, alcune buone altre meno interessanti. Grazie al mio fratello Francesco mi sono affezionata al Palazzo Scroffa di Ferrara che mantiene con competenza speciale e anche tanta fatica. Il giardino segreto è una sinfonia di fiori, colori e profumi: è lì che ho cominciato a dipingere su tela dando libero sfogo alla cromaticità interiore lasciatami dai boschi e dai campi di Pentolina.
I nonni Fonfo e Maria Scroffa
Maria Scroffa Bruno
Il Giardino interno di Palazzo Scroffa
Al posto di matite e pennelli uso le foglie fresche appena staccate da cespugli e alberi: le venature dipinte sul retro delle foglie, vengono impresse sulla tela con la pressione delle dita: tenere le foglie fra le mani mi fa sentire vicino al Creatore di tanta bellezza e, con le mie mostre, riesco a traferire la natura dal bosco alle pareti delle case.
Accompagnavo quasi sempre il mio nonno quando andava a fare il giro di alcuni poderi insieme al fidato fattore Dante. Mi issavano sul calesse e io mi beavo di questa esclusiva. Un giorno il nonno, ai lati della piantagione di tabacco, mi fece prendere un pugnetto di terra e mi disse “…annusala, amala e rispetta sempre chi la lavora…”.
Queste poche parole non mi hanno mai lasciata.